sabato 28 maggio 2011

Innovazioni:

In generale il Rinascimento può essere considerato come un periodo in cui si pongono le basi per un’evoluzione tecnologica che coinvolge tutti i campi del sapere scientifico, dalla chimica alla meccanica fino a giungere alla metallurgia. Proprio quest’ultima disciplina determina un’innovazione del mulino, per quanto riguarda alcune delle sue componenti meccaniche; se prima gli ingranaggi, tra cui spicca la ruota dentata-lanterna, erano costituiti in legno, ora, grazie all’introduzione di nuove tecniche di fusione, sono costituiti in ferro. Ne ritroviamo traccia già a partire dai manoscritti degli ingegneri già citati. Un’altra importante innovazione già introdotta precedentemente ma perfezionata in questo periodo di tempo è rappresentata dall’albero a camme, in grado di convertire un moto rotatorio continuo ad un moto rettilineo intermittente.Tra i molti ingegneri che si sono in parte occupati dell’evoluzione tecnica del mulino nel Rinascimento spicca sicuramente Leonardo da Vinci; che all’interno dei suoi manoscritti compie uno studio approfondito sulle ruote dentate; anche se, come già affermato, non ancora in maniera strettamente scientifica. Come lui stesso afferma nel manoscritto Del moto e misura dell’acqua 
“Quell' acqua che dà men peso al suo canale, è più veloce.
Quell' acqua ch' è più veloce, più caccia la sua rota.
Quella dà men peso al suo canal, ch' è più diritta.
L' acqua delle molina debbe percotere le pale delle rote in angoli retti.
Quell' acqua che correrà con manco pendente, percoterà la rota più lontano dal perpendiculare della sua caduta.
Quell' acqua che percote più lontano dal perpendicular della sua caduta, dà minor botta.”


LEONARDO DA VINCI - Studi per un mulino a vento

domenica 22 maggio 2011

Rinascimento:

Il Rinascimento può essere considerato come un periodo caratterizzato dall’affermazione della cultura del fare all’interno della società; processo sicuramente già avviato in epoca medievale, con la differenza fondamentale che per la prima volta si cerca di impartire alla tecnica un certo rigore scientifico, attraverso esaurienti spiegazioni e disegni assolutamente fedeli alla realtà, anche grazie all’introduzione dell’assonometria. Tuttavia è bene precisare che per imboccare la strada della completa formalizzazione ed evoluzione dal punto di vista scientifico occorre aspettare la rivoluzione scientifica; non è ancora presente nel periodo considerato un analisi dettagliata delle forze che permettono alla macchina di compiere un lavoro. Questo aspetto non comporta certamente una presenza ristretta di manoscritti di tipo tecnico, al contrario la produzione è altissima. Tra i primi ingegneri del Rinascimento in cui possa essere trovata testimonianza del mulino e delle macchine ad esso associate spiccano  Mariano di Jacopo (1382 – 1453 circa), autore del manoscritto De ingeneis;  Francesco di Giorgio(Siena, 1439 – Siena, 29 novembre 1501), autore del manoscritto Trattato diarchitettura e macchine.

FRANCESCO DI GIORGIO - Mulino con ruota a peso.




sabato 14 maggio 2011

Estensione campo di applicazione:

Fino ad ora abbiamo parlato del mulino presupponendo il fatto che il suo compito effettivo fosse quello di macinare i cereali per la produzione di farina; concezione che viene di fatto smentita con l’introduzione di alcune macchine le cui funzioni vanno ben oltre a quelle tradizionali. Esse infatti hanno in comune con il mulino la caratteristica fondamentale di sfruttare l’energia meccanica prodotta dalla rotazione di una ruota,  azionata da svariate forze, per compiere lavoro.  Questo  fenomeno affonda le sue radici nel medioevo e si sviluppa largamente nel Rinascimento. Tra le più importanti ritroviamo una sega idraulica nel famoso taccuino di Villard de Honnecourt  scritto tra il 1220 e il 1240; con la caratteristica fondamentale della presenza di una nuova componente meccanica, l’albero a camme, perfezionato in seguito nel Rinascimento; e una macchina per compiere la follatura della lana, detta gualchiera. Infine spiccano le pompe idrauliche utilizzate in Olanda; a partire da un semplice mulino a vento equipaggiato con un sistema di sollevamento dell’acqua fu possibile isolare il territorio; come afferma un proverbio fiammingo  "Dio ha creato tutto il mondo, tranne l’Olanda, che è stata creata dagli olandesi".












 mulino a vento con noria per sollevare l'acqua.


 Mulini a vento in serie, in funzione di idrovore, per il sollevamento di acqua stagnante.

domenica 8 maggio 2011

Economia:

Come già affermato, molti sono i vantaggi derivanti dall’utilizzo dei mulini a livello produttivo; tuttavia sorge naturale chiedersi chi in primis traeva vantaggio da queste macchine. Per rispondere a questa domanda è sufficiente analizzare che tipo di modello economico fu inizialmente adottato nel medioevo: il modello feudale. Esso presupponeva il fatto che il signore, proprietario di una determinata quantità di terreno, avesse il monopolio di tutte le risorse (comprese quelle umane) nel medesimo; quindi anche dei mulini. Con il passaggio ad un modello economico comunale, le risorse, intese come bene pubblico, diventavano prerogativa di liberi professionisti; considerando quindi il mulino, la persona addetta al suo utilizzo era il  “mugnaio”. Da questo momento in avanti le regole di utilizzo delle risorse idriche, in quanto fonti potenziali di guadagno, venivano rigidamente tassate.
                                                                                     
descrizione medievale di un mulino a vento 1340 circa

martedì 3 maggio 2011

Mulino e medioevo:

 Come scrive lo storico March  Bloch “Invenzione antica, il mulino ad acqua è medievale dal punto di vista della sua effettiva diffusione”. Le invasioni barbariche, la mancanza di stabilità politica ed economica ne ritardarono infatti  la diffusione in Europa fino all’XI secolo; solamente a partire dal XII secolo il mulino ad acqua è presente in tutta Europa. Ne ritroviamo traccia anche nella celebre Commedia Dantesca:

"Non corse mai sì tosto acqua per doccia
a volger ruota di molin terragno,
quand'ella più verso le pale approccia,

come 'l maestro mio per quel vivagno,
portandosene me sovra 'l suo petto,
come suo figlio, non come compagno."
(Inferno; 23; 47)

“Come quando una grossa nebbia spira,
o quando l'emisperio nostro annotta,
par di lungi un molin che 'l vento gira,”
(Inferno; 34; 6)

Nello stesso periodo venne introdotto un particolare tipo di mulino che sfruttava le maree e quello a vento, utilizzato in Persia già dal VII secolo d.C., ma diffuso in Europa a partire dall'Inghilterra solo dal XII secolo. Bisogna sottolineare tuttavia che la diffusione delle varie tipologie di mulini all’interno delle regioni europee non è  affatto casuale e neppure omogenea, infatti essa è strettamente associata alle risorse idriche disponibili, alla portata di quest’ultime, al clima a cui le regioni sono sottoposte.

 Diffusione del mulino ad acqua nella varie regioni europee nel corso del tempo.