Cerere impose alle ninfe dell'acque il lavoro: d'un balzo
si lanciano esse al sommo d'una rota
e fan che l'asse giri...
Siamo all'età dell'oro tornati di nuovo, se i doni
di Demetra possiamo gustar senza fatica.”
(Antipatro, Antologia Palatina)
L’introduzione dei primi mulini a ruota idraulica non è stata affatto casuale, considerando che l’energia prodotta da ciascuna ruota di un mulino ad acqua è sufficiente a macinare circa 150kg di grano in un’ora, l’equivalente del lavoro di 40 schiavi. I primi mulini ad acqua sono suddivisi in mulini ad asse verticale e mulini ad asse orizzontale: i primi caratterizzati da una ruota totalmente immersa nell’acqua, il cui asse, perpendicolare alla direzione della corrente, è collegato direttamente alla macina superiore; il secondo caratterizzato da un sistema di ingranaggi attraverso il quale l’energia prodotta dalla rotazione della ruota viene trasferita alla macina. I mulini potevano essere anche galleggianti, collocati sui fiumi e sul mare, nonostante i pericoli derivanti dalla rottura degli ormeggi.
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