giovedì 2 giugno 2011

I teatri di macchine:

 L’evoluzione del mulino procede nella storia, ne sono fondamentale testimonianza i teatri di macchine, la cui origine coincide con la pubblicazione del primo teatro nel 1569, da parte di Jacques Besson, il Theatrum Instrumentorum et Machinarum e il cui termine coincide con l’inizio del XVII secolo. Non propriamente dei manuali tecnici, essi possono essere definiti come un insieme di illustrazioni, che rappresentano macchine e strumenti,  senza un determinato filo logico che le collega tra di loro. Questi riflettono un modello culturale in cui sicuramente la cultura del fare assume una certa importanza, tuttavia la trattazione puramente tecnica lascia spazio alla “meraviglia” delle macchine; i teatri infatti si limitano solamente a raccontare le macchine, non le spiegano; ciò è ben visibile dal dominio quasi assoluto dell’immagine rispetto alle parole. La grande diffusione del mulino in molti campi di applicazione pratica comporta che esso assuma un posto privilegiato all’interno dei teatri; molteplici infatti sono le funzioni assunte dalla macchina in essi; tra i più importanti sussistono, il mulino per macinare, per follare, per affilare, per pestare. Essi si possono classificare, oltre in base alla funzione esercitata,  anche attraverso i vari modi con cui viene ricavata l’energia necessaria a produrre una forza per compiere un lavoro; tra i più importanti sussistono, il tradizionale mulino ad acqua alimentato da un corso d’acqua, il mulino a vento, il mulino a contrappesi, il mulino galleggiante, il mulino ad “uomo”, il mulino ad “animale”, il mulino ad acqua raccolta.



AGOSTINO RAMELLI- Le diverse et artificiose machine..., Parigi, 1588-mulino a contrappeso

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